Progettare il design dei prodotti con materiali sostenibili ci pone di fronte a un paradosso. Se si sostituisce un materiale meno sostenibile con uno più sostenibile, ma si fa il lavoro così bene che la nuova versione più responsabile è visivamente indistinguibile da quella originale, meno responsabile, si pone la questione del come preservare la narrazione della sostenibilità e come comunicare questo grande risultato?
Se il materiale a base biologica, riciclato, a basse emissioni di carbonio o qualsiasi altro materiale ecologico utilizzato è identico alla materia plastica originale, è difficile comunicare la sostenibilità perché il risultato finale ha un aspetto identico. Visivamente, non c'è alcuna differenza. Il paradosso di ciò che facciamo come designer sta proprio qui: nel tentativo di essere sostenibili, spesso rendiamo invisibile la narrazione della sostenibilità. Oppure no? Questa domanda è importante perché è tanta l’importanza data all'aspetto ambientale, che esso diventa una “caratteristica” della storia del prodotto - e per prodotto intendo tutto, dagli interni delle auto agli elettrodomestici, dagli articoli sportivi all'elettronica di consumo e così via.
Gran parte del nostro lavoro di progettisti consiste nel riprodurre la nostra conoscenza delle materie plastiche più diffuse e dei processi comuni; ma ora dobbiamo pensarli in chiave responsabile e sostenibile. Ad esempio, invece di galvanizzare le materie plastiche per creare superfici lucide e di qualità, potremmo utilizzare un processo riciclabile il cui risultato finale è molto simile, se non visivamente identico, all'originale. Ma vogliamo veramente fare solo questo: replicare quello che abbiamo sempre fatto (plastiche metallizzate, superfici lucide) in modo più sostenibile? Oppure vogliamo davvero fare le cose in modo diverso, stimolare l'immaginazione del consumatore e ispirarlo con un nuovo approccio? Da un punto di vista puramente ambientale, un'estetica progressista è meno preoccupante, purché tutto sia realizzato in modo più responsabile. Ma non stiamo forse perdendo una grande opportunità di fare qualcosa di completamente diverso? Non dovremmo forse mettere in discussione le aspettative relative ai colori, ai materiali e alle finiture (CMF - Colour, Material, Finish)?
Da tempo ci siamo abituati al fatto che materiali come il legno e il metallo hanno le loro imperfezioni naturali - i nodi nel legno, la patina dell'ottone o del rame - e le “celebriamo” addirittura come segni di autenticità, età e bellezza. Perché non facciamo lo stesso con la plastica stampata a iniezione?
Alcuni marchi all'avanguardia stanno iniziando a ridefinire l'estetica della plastica. Il controller Microsoft Xbox Remix Special Edition ne è un perfetto esempio. Esso è realizzato in plastica riciclata e presenta sulla superficie sottili volute, linee di flusso e variazioni di colore - tracce visibili del suo contenuto riciclato. Invece di nascondere questi "difetti", Microsoft ha deciso di svelarli, rendendo ogni controller visivamente unico.
Con lo sgabello Perch di Steelcase è stato fatto un ulteriore passo avanti in questa direzione. Questo complemento d’arredo è realizzato con plastiche difficili da riciclare provenienti dai rifiuti elettronici e presenta numerose irregolarità di colore nonché "linee fantasma", causate dal comportamento di fusione irregolare del materiale riciclato. Invece di cercare di migliorare la qualità della plastica riciclata, Steelcase ne ha accolto l’imperfezione e ha fatto un ulteriore passo avanti donando a imprese di innovazione sociale gli sgabelli Perch che presentavano un “aspetto più irregolare” in fase di produzione nei passaggi di colore, interpretando così tale estetica imprevedibile come un riflesso della complessità e del cambiamento del mondo reale.
Questi esempi mostrano che esiste ora una nuova possibilità: cambiare il modo in cui definiamo la bellezza della materia plastica e sviluppare un linguaggio estetico in cui le tracce dei processi produttivi e delle materie prime non rimangano nascoste, ma diventino un segno di valore e onestà.
La sfida è ancora più impegnativa per i prodotti di maggior valore, dove le nozioni tradizionali di lusso giocano un ruolo decisivo. Spesso c'è il forte desiderio di mantenere un'estetica familiare segno di alta qualità, come per le superfici metalliche; questo desiderio può rendere difficile l'introduzione di nuovi materiali la cui sostenibilità è visibile.
Si pone dunque la domanda se, oltre a cercare soluzioni sostenibili per materiali e superfici consolidate come il cromo, dovremmo cercare anche altri processi sostenibili per caratterizzare un nuovo tipo di lusso. In altre parole, la sostenibilità dovrebbe incoraggiare i consumatori a cambiare la loro concezione del lusso, anziché limitarsi a replicare quella attuale?
Alcuni marchi lungimiranti stanno già dimostrando come sia possibile realizzare questo cambiamento. Panasonic, ad esempio, ha sviluppato Nagori, un materiale plastico che contiene minerali prodotti durante il trattamento delle acque. La sua estetica stratificata, simile a quella di una gemma, offre un look unico e sofisticato, in grado di rivaleggiare con i più lussuosi materiali tradizionali utilizzati per dare accenti e definire dettagli.
Allo stesso modo, le fibre unidirezionali di polipropilene (PP), comunemente utilizzate nei compositi strutturali, conferiscono alle materie plastiche non materiche un nuovo linguaggio visivo. La loro texture lineare conferisce un'estetica distintiva e di alta qualità che potrebbe essere considerata un elemento di lusso moderno, basato sull'innovazione dei materiali e sulla riciclabilità al 100%.
Il problema è che materiali comuni come le materie plastiche sono ancora molto richiesti. Tali materiali sono perfetti, puri e privi di difetti e trasmettono immediatamente un senso di lusso. Il risultato di oltre 70 anni in cui i designer hanno imparato a utilizzare materie plastiche, metalli e nuove finiture. La perfezione è ancora la regola. È per questo che la plastica vergine e altri materiali ci affascinano così tanto; è necessario un vero e proprio cambiamento di coscienza per abbandonare la fornitura costante di materiali vergini prevedibili, di alta qualità e perfetti a cui ci siamo abituati.
Una delle principali tendenze dei materiali sostenibili negli ultimi anni è l'estetica “macchiettata”. Che si tratti di fibre naturali o di scarti di riempimento inorganici, questi effetti conducono la storia dei materiali in una direzione promettente. Non solo celebrano l'origine riciclata o a base biologica del materiale, ma creano anche un'estetica unica e irripetibile che conferisce a ogni prodotto un'impronta digitale unica legata alla sua storia di sostenibilità.
Diversi marchi, tra cui i principali attori dell'industria automobilistica, hanno iniziato ad adottare questa nuova estetica su larga scala e stanno lavorando a stretto contatto con i fornitori di materiali per sviluppare qualità riciclate innovative che rendano visibile la sostenibilità. Un esempio degno di nota è la Volvo EX30 con i suoi rivestimenti degli sportelli e le sue tappezzerie macchiettati e realizzati con materiali riciclati. Queste texture di grande effetto sono diventate un elemento caratterizzante del design degli interni del veicolo e sono valse all'EX30 diversi riconoscimenti, tra cui il prestigioso premio Red Dot "Best of the Best" nel 2024.
Analogamente, in collaborazione con LyondellBasell, la Dacia ha introdotto componenti in plastica macchiettati per gli interni dei suoi veicoli che contengono materiali riciclati post-consumo. Queste superfici conferiscono alle auto un'estetica orientata alla sostenibilità e rendono visibile l'origine riciclata del materiale, allontanandosi volutamente dalla ricerca di superfici uniformi e prive di difetti che l'industria persegue da tempo.
È interessante notare che molti consumatori sembrano aperti a questo cambiamento. C'è un crescente entusiasmo per i prodotti che segnalano visibilmente un allontanamento dalla produzione ad alta intensità di risorse dannosa per l'ambiente. La vera resistenza viene però spesso dall'interno: dai responsabili delle decisioni che temono di non essere abbastanza attraenti per il mercato di massa, o dai team di controllo qualità che devono affrontare il problema della mancanza di standard chiari e misurabili per la valutazione di questi nuovi materiali, intrinsecamente variabili.
Cos'altro c’è, oltre a macchioline, marmorizzazioni e superfici degradate?
Una strada da percorrere è quella di combinare meglio mainstream e sostenibilità. Per esempio, cosa succederebbe se andassimo nella direzione opposta a quella delle macchioline casuali e creassimo qualcosa di veramente durevole che tenesse conto dei parametri di produzione della materia plastica per ottenere un risultato estetico potenzialmente più ampio rispetto all'attuale approccio delle macchioline, pur continuando a utilizzare materiali riciclati? Un esempio: al posto delle macchioline distribuite a caso, si potrebbero usare particelle di scarto sottili e distribuite in modo uniforme. Si tratterebbe di un adattamento evolutivo il cui risultato finale sembra quasi lo stesso, ma del quale consumatore coglierebbe la sottile differenza.
Le persone vogliono acquistare prodotti più rispettosi del pianeta, ma si preoccupano anche dell’aspetto e della texture dei prodotti. Molti di questi aspetti comportano sicuramente un fattore di novità: la sostenibilità ha alcune grandi storie da raccontare sulla novità e sull'innovazione. Molti consumatori sono tentati di acquistare un articolo semplicemente per il suo carattere innovativo. È qui che entriamo in gioco noi progettisti di CMF. È compito del designer suscitare il desiderio e farci innamorare di un prodotto. Ecco perché i clienti pagano per il design. Nel contesto della sostenibilità, il nostro compito come designer non è solo quello di rendere le cose belle, ma di rendere il racconto della sostenibilità positivo e desiderabile. Si tratta di cambiare la narrazione in modo che i materiali responsabili non siano visti come un compromesso, ma come qualcosa di desiderabile e bello.
Ovviamente, non possiamo raggiungere questo obiettivo da soli. Sarà necessario crescere tutti quanti insieme, designer industriali, specialisti CMF, scienziati dei materiali e produttori di materie plastiche e finiture, lavorando insieme più strettamente che mai.
Insieme, dobbiamo sviluppare un nuovo linguaggio estetico che renda la sostenibilità visibile, onesta e desiderabile.
È proprio questo lo spirito delle Guided Tours che condurrò in occasione della K 2025. Ho raccolto una selezione delle soluzioni più innovative e lungimiranti per le materie plastiche, i materiali e le finiture sostenibili, soluzioni che sono a disposizione di tutti noi e che servono come punto di partenza per questo nuovo entusiasmante viaggio. Il mio obiettivo è dare ai designer della K di Düsseldorf nuove fonti d’ispirazione, esempi reali nonché gli strumenti per creare un futuro in cui qualità del design e sostenibilità vadano di pari passo.
È venuto il momento di ridefinire l'aspetto della bellezza e del valore, a partire dai materiali stessi.
Material Design Tours durante la K 2025
I Material Design Tour durante la K 2025 si svolgeranno sabato e domenica, 11 e 12 ottobre, alle 10.30, dureranno un'ora e mezza e saranno gratuiti. La partecipazione sarà limitata, è possibile registrarsi al seguente indirizzo: Materials and Design
Informazioni sull'autore
Chris Lefteri è un'autorità riconosciuta a livello internazionale nel campo dei materiali e della loro applicazione nel design. Il lavoro del suo studio e le sue pubblicazioni hanno contribuito in modo significativo a cambiare radicalmente il modo in cui i designer e l'industria dei materiali vedono i materiali. Chris Lefteri Design ha sedi a Londra e Seoul e collabora con numerose aziende Fortune 100. Il suo è uno dei principali studi al mondo nel campo dei materiali e del CMF (Colour, Material, Finish). Chris Lefteri ha studiato design industriale con il professor Daniel Weil presso il rinomato Royal College of Art di Londra.
A proposito della K di Düsseldorf:
La K è stata organizzata per la prima volta da Messe Düsseldorf nel 1952 e si tiene ogni tre anni. L’ultima K, svoltasi nel 2022, ha registrato 3.020 espositori provenienti da 59 Paesi su più di 177.000 m² di superficie espositiva netta e 177.486 visitatori professionisti, il 71% dei quali provenienti dall'estero. Per saperne di più: www.k-online.com